Il Consiglio di Stato dà ragione all’amministrazione di Jerago con Orago, ribaltando la sentenza di qualche mese fa che aveva dato ragione all’opposiizone di Gente di Jerago con Orago, guidata da Salvatore Marino. «Marino ha cantato vittoria dopo il primo grado dimenticandosi che nel nostro ordinamento esiste anche la possibilità di fare appello» dice con soddisfazione il sindaco Emilio Aliverti.

La questione riguardava un ordine di servizio agli uffici del Comune, con cui il sindaco aveva limitato la trasmissione di documenti alle minoranze. Il provvedimento era stato annullato dal Tar in primo grado e ora è stato invece dichiarato “legittimo” dal Consiglio di Stato, che è appunto il secondo grado della giustizia amministrativa.

Il Comune è stato difeso in appello dall’avvocato Andrea Mascetti, che così illustra la questione: «il Consiglio di Stato ha accolto la questione centrale dell’appello proposto dal Comune, riconoscendo che la richiesta del consigliere Marino non è funzionale agli interessi di un consigliere comunale e bloccherebbe il funzionamento degli uffici comunali, creando una illegittima amministrazione “parallela”. Questo essenziale punto risolve a monte anche la questione della tutela della privacy dei soggetti (potenzialmente infiniti) che verrebbero coinvolti dall’accesso chiesto dal consigliere: infatti, come già chiarito dalla giurisprudenza, la privacy va tutelata rispetto ai dati legittimamente acquisiti dal consigliere, e non è questo il caso odierno, avendo i Giudici definitivamente riconosciuto l’illegittimità della richiesta del signor Marino».

Duro è il commento che arriva dal sindaco Aliverti, verso cui l’opposizione di Jerago con Orago ha condotto una opposizione dura e non priva di asprezza verbale: «Le parole sono importanti, soprattutto per chi si candida ad amministrare la cosa pubblica, che è una cosa seria. Stiamo parlando di un ordine di servizio che i consiglieri di Gente di Jerago con Orago, sull’onda dell’entusiasmo per la sentenza di primo grado, hanno definito, con il loro consueto senso della misura, “aberrante”, “antidemocratico” e persino esempio di “degrado politico”: ebbene, per la giustizia italiana quel provvedimento, che aveva innescato una folle campagna di diffamazione dell’amministrazione Aliverti, era del tutto legittimo. Questa è la realtà, pura e semplice, e il consigliere Marino può girare la frittata finché vuole con l’aiuto dei suoi comunicatori professionisti in servizio permanente, ma non potrà cancellare gli effetti di questa sentenza».

«Se Marino avesse fin da subito accettato la proposta di dotare il Comune di un regolamento ad hoc, non saremmo mai arrivati al Consiglio di Stato» continua il sindaco, che svela un passaggio fin qui poco sottolineato: «Marino sproloquia sui denari pubblici per gli avvocati ma non fa cenno ai 2.488,68 euro da lui richiesti come risarcimento dopo il primo grado in sentenza: non sono forse anche quelli denari pubblici la cui destinazione il trasparente Marino non ha mai comunicato?
Ora abbiamo una certezza, grazie alla sentenza del Consiglio di Stato: dovranno essere restituiti al Comune e Marino dovrà reperire in altro modo i fondi per le sue dissennate rivendicazioni. Marino può anche prendere in giro i suoi accoliti, ma non può prendere in giro i cittadini di Jerago con Orago. Ha cantato vittoria dopo il primo grado dimenticandosi che nel nostro ordinamento esiste anche la possibilità di fare appello. Ha preteso di ricevere una mole abnorme di dati del protocollo settimanale all’unico scopo di mettere pressione sugli uffici comunali. Ha usato toni apocalittici contro l’amministrazione comunale per politicizzare e strumentalizzare una vicenda che il Consiglio di Stato ha giustamente derubricato ad una questione meramente organizzativa».

«Ci chiediamo se Jerago con Orago abbia bisogno di una politica che estremizza in questo modo questioni di lana caprina che poco o nulla hanno a che fare con le vere esigenze dei nostri concittadini. Ma ci chiediamo anche se chi tratta le questioni amministrative con questa faciloneria e sprovvedutezza sia adatto a governare il nostro paese. D’altra parte, da una lista che un giorno si dichiara “il vero centrodestra” e il giorno dopo “lista civica autonoma” e che un giorno mostra i simboli di partito nel logo e un altro li toglie, non possiamo aspettarci idee chiare».

Il sindaco Aliverti ricorda le parole con cui i due consiglieri di minoranza Salvatore Marino ed Andrea Panfili dicevano che «a Jerago con Orago si fa
finta di niente» rispetto al provvedimento del Tar: «ora, alla luce di una sentenza che riabilita l’operato di quel sindaco e la legittimità di
quel provvedimento, ci chiediamo se qualcuno, dai banchi della minoranza, abbia la coerenza di trarne le conseguenze. Ma probabilmente, anche quelle, erano solo le solite parole al vento. Quelle di cui i cittadini di Jerago con Orago non hanno bisogno».

Al di là di cinque anni di scontro duro e (appunto) tracimato nelle aule della giustizia amministrativa, ora è il momento della campagna elettorale, dove sembra delinearsi una corsa a due che vedrà contrapporsi proprio Marino e Aliverti.