Si presenta per la prima volta ad un’elezione. Ma lei e il marito, Maurizio Altamura, sono già persone notissime sia a Varese, dove hanno un locale di successo da anni, sia a Busto Arsizio, dove hanno appena aperto un altro locale in pieno centro, in piazza santa Maria. Romana dell’Erba è una giovane mamma e imprenditrice che vuole mettere al servizio dell’impegno politico tutto il capitale di esperienze e di relazioni che ha già potuto accumulare, e ci si è buttata con tutta la passione che ha, macinando centinaia di chilometri in provincia per confrontarsi con le realtà associative e imprenditoriali del territorio.

E’ una new entry della politica, con Fratelli d’Italia. Come è nato l’incontro con questa formazione?
«La fiammella c’è fin da bambina. Sono cresciuta con quella tipologia di valori in Puglia, un po’ piu conservatrice e tradizionalista: nonni e genitori provengono da quella esperienza politica, nessuno in famiglia aveva un altro tipo di approccio. Il che significa che in me sono radicati questa identità, il senso di patria e quello di unità. Detto questo, io mi considero moderata, liberale, aperta all’evoluzione: ma mi piacerebbe comunque esprimerlo rafforzando l’identità. Il disagio giovanile per esempio può essere meglio indirizzato, con degli insegnamenti semplici. Una volta bisognava raggiungere tre cose: famiglia, casa, lavoro. Tre capisaldi, che ora però sono dentro a mille altre cose da fare e da pensare che creano troppo spesso solo confusione. Il mio progetto politico più concreto però nasce dal 2020, quando mi sono iscritta al circolo di Varese. Da quel gruppo è emerso il mio nome come persona spendibile in regione Lombardia: nei miei piani la candidatura non c’era neanche».

Su cosa punta la sua campagna elettorale?
«Da quando ho accettato la proposta di candidatura, ho cercato di mettere in pratica l’attitudine che ho all’imprenditoria. Mi dicono che non paga, ma io ne faccio un valore aggiunto. Rispetto ad altri amministratori e consiglieri ho un background e l’atteggiamento giusto per sedere in consiglio regionale. Nel momento in cui tanta gente è disillusa dalle risposte politiche, io rispondo che ho 37 anni, un bambino una famiglia, vivo in una città, non posso essere disillusa: per questo mi metto a disposizione dei cittadini che hanno istanze e necessità da far valere. Ho un atteggiamento piu imprenditoriale che di militanza. Tra l’altro, anche dal punto di vista della tempistica: noi abbiamo un presente di cui occuparci. Sicuramente il futuro è un diritto da tutelare, ma per arrivare al futuro bisogna fare attenzione al presente. Il che significa che bisogna dare anche risposte che abbiano un respiro da qui ai prossimi 5 anni, cioè a breve e medio termine. Questo è lo spirito con cui sono scesa in campo».

Lei si fa chiamare Romana, con il suo nome di battesimo quindi più che con il suo cognome. E con il nome potrà essere votata, semplicemente scrivendo “Romana”: è corretto?
«Si è corretto. Andando in giro sentivo i politici chiamati tutti per cognome. Giorgia Meloni però è sempre Giorgia: la gente si approccia lei con una familiarità pazzesca. La percepiscono come raggiungibile: e siccome anche io lo sono ho deciso che al mio nome e cognome, Romana dell’Erba, avrei aggiunto il “detta Romana” che permette di fare campagna elettorale semplicemente con il mio nome. Una scelta che mi ha fatto sentire piu a mio agio in questa campagna elettorale».

C’è un “modo femminile” di fare politica e imprenditoria?
«C’è, ma si può mettere in pratica solo se c’è una famiglia forte dietro che ti sostiene. Se non c’è quel tipo di sostegno, ne la politica ne l’imprenditoria sono cose che si riescono a portare avanti. Onestamente, se non avessi dei nonni a tempo pieno e un compagno che mi sostiene pienamente, non ce la farei. In generale c’è ancora molto da fare per legittimare la leadership femminile: Giorgia Meloni lo sta mostrando, ma è cosi in vista solo da pochi mesi, a livello territoriale è una attività che va ancora riconosciuta».

La sua è una candidatura a sostegno dell’attuale presidente, Attilio Fontana. Quali sono i punti di forza di questa legislatura che chiude e cosa si può migliorare o mettere in campo nei prossimi 5 anni?
«Uno dei più importanti punti di forza dell’attuale giunta è sicuramente la stretta vicinanza alla provincia di Varese. È innegabile che tante sono state le risorse ai progetti che hanno visto protagonista Varese. Adesso bisogna dare attuazione a tutto quello che è incominciato. Facciamo un esempio specifico: le case di comunità. Sono state insediate perché ci sono stati dei fondi che siamo stati bravi a portare sul territorio. Ora però ne devono arrivare altrettanti per poterle rivitalizzare e dare risposte: ad esempio per implementare la stessa medicina territoriale, che dà continuità alle case di comunità».