Giuseppe Licata è arrivato agli sgoccioli di questa campagna elettorale e sono ormai pochi gli impegni che lo separano dal voto di domenica 12 e lunedì 13 febbraio. Il sindaco di Lozza è candidato per la lista Azione / Italia Viva a sostegno di Letizia Moratti.

Siamo quasi arrivati al traguardo di questa campagna elettorale, com’è andata? Che percezione ha avuto dei bisogni e delle aspirazioni degli elettori?

Le campagne elettorali sono sempre una occasione per incontrare le persone, e per mettersi in gioco trovando le parole giuste. Fuori dai facili slogan, che generano alla fine una spirale di insoddisfazione quando le promesse non vengono mantenute, ho sentito ancora più forte l’esigenza dei cittadini di trovare riferimenti politici del territorio che sappiano mettersi all’ascolto e a cui potere dare fiducia. Se lo aspettano i sindaci, che vivono la solitudine del governare la prossimità dei bisogni dei cittadini e si trovano a gestire persino gli effetti dei cambiamenti climatici con frane e interventi di messa in sicurezza tardivi. Gli imprenditori che chiedono regole certe, risposte chiare dagli uffici della burocrazia, infrastrutture e condizioni di contesto territoriale favorevoli per potere competere in un mondo del lavoro sempre più complesso. Il terzo settore che deve essere convocato al tavolo delle scelte e della programmazione in una ottica di collaborazione e non di mera sostituzione delle mancanze delle istituzioni nella risposta ai bisogni. Viviamo in un periodo di grandi incertezze e ho toccato con mano la fatica di tante famiglie nell’affrontare persino i gesti della quotidianità. È qui che serve la politica, perché altrimenti chi non ce la fa avrà sempre meno opportunità. Fare la spesa, pagare le bollette, prendere un autobus, sapere che fare con un anziano con l’alzheimer in casa, attendere mesi per una tac o non avere alcun supporto di fronte alla salute mentale o alle cronicità tutte sulle spalle delle famiglie, queste sono le preoccupazioni. Non dobbiamo accettare che quanto è nelle nostre facoltà di politici e amministratori, venga gestito con superficialità, mancanza di programmazione e sciatteria. Oltre ai problemi ci sono anche le aspettative, la Lombardia è una terra laboriosa e di bellezza che può davvero crescere in modo sostenibile e con una qualità della vita in grado di coniugare lavoro, turismo, cultura, territorio.

Secondo lei oggi i giovani come vedono la politica? Come si può andare incontro ai loro bisogni?

Il terzo polo di Azione-Italia viva è stato il partito più votato dai giovani alle ultime elezioni politiche e c’è una ragione. I ragazzi di oggi non è vero che sono disinteressati, certo non vogliono i fronzoli di una politica parolaia, ma un progetto concreto in cui sentirsi attori e non spettatori. Ho trovato i ragazzi interessati a discutere di connessione tra mondo del lavoro, formazione professionale e università. Sono sensibili alle questioni legate all’economia circolare intesa come sostenibilità economica, ambientale e sociale. I ragazzi vogliono muoversi per studiare, lavorare, andare a vedere uno spettacolo, ed è inaccettabile che ci sia un trasporto pubblico locale così inefficiente. E poi c’è il tema della casa e degli affitti cari. L’edilizia popolare è un capitolo serissimo che riguarda tante famiglie, ma mettiamo sul tavolo anche un grande progetto di edilizia convenzionata per dare fiducia alle giovani coppie, o alle persone con disabilità.

Oggi uno dei temi centrali della nostra provincia è quello delle imprese. Siamo uno dei territori più fiorenti d’Italia da questo punto di vista ma oggi ci sono sfide importanti da superare: quello della concorrenza sulla manodopera esercitata dalla Svizzera in primis. Come si può affrontare questo tema dalla Regione?

Serve un piano d’area che innanzitutto metta in sinergia le infrastrutture del territorio, inclusi i corridoi europei su gomma, ferro, la navigazione dei laghi, e l’aeroporto internazionale di Malpensa. Scambi intermodali e piattaforme logistiche, ma anche servizi legati alla qualità della vita delle famiglie per trattenere imprese e lavoratori. Se la sanità di territorio non funziona nelle nostre comunità montane, come pensiamo che quelle aree possano essere attrattive anche semplicemente per aprire una struttura ricettiva? La Regione ha smesso da tempo di essere protagonista nei tavoli governativi, serve fare rete con tutti i livelli istituzionali per attrarre investimenti e anche per mettere finalmente in campo strumenti fiscali dedicati per le nostre aree di confine che altrimenti rischiano di assumersi solo i costi della formazione dei lavoratori, che poi se ne vanno a lavorare in Svizzera. Dovremo anche vedere nei prossimi mesi e a regime gli effetti del nuovo accordo fiscale, che a breve verrà ratificato dal Parlamento in via definitiva.

Strettamente collegato c’è anche il tema più ampio della formazione professionale, lei se ne è occupato anche quando era consigliere in Provincia di Varese. Quali sono le sfide da questo punto di vista?

I numeri mostrano in modo molto chiaro come ci sia un disallineamento tra domanda e offerta di lavoro. Regione ha competenza diretta sulla formazione professionale e ancora si finanziano percorsi di formazione che vedono un mercato del lavoro già saturo e quindi poi sottopagato, mentre ad esempio nella meccanica mancano migliaia di professionalità. Anche qui bisogna recuperare capacità di analisi e poi mettere a terra le risorse conseguenti, basterebbe ascoltare quello che le rappresentanze delle imprese e dei lavoratori propongono da tempo.

Abbiamo parlato dei giovani ma ci sono difficoltà anche per quella categoria di persone che si ritrova senza lavoro e ha più di 50 anni. Quali sono le risposte che si possono mettere in campo?

Anzitutto un supporto concreto di orientamento e di formazione professionale. E poi introdurre dei nuovi modelli: la mia proposta è di impiegare queste persone presso i Comuni, specie quelli più piccoli con poco personale, con una nuova e specifica tipologia di contratto pensata per questa categoria di disoccupati particolarmente critica e sempre più diffusa. A monte di tutto, come per le altre questioni, serve la capacità di recepire i nuovi bisogni della società che cambia e la capacità di trovare soluzioni al passo con i tempi. Il terzo polo di Azione e Italia Viva è pronto a farlo in Regione Lombardia.