Emanuele Monti si ricandida alle prossime elezioni regionali. Il mandato che sta per concludersi non è stato semplice. Come Presidente della Commissione Sanità ha vissuto gli anni della pandemia in prima linea e poi ha contribuito attivamente a riscrivere la riforma della sanità della Lombardia, dopo aver incontrato tutti gli attori del sistema socio assistenziale, oltre 200 ore di ascolto die esigenze, richieste e proposte.

«In questi anni ho cercato di assicurare la piena disponibilità. Durante la pandemia ero sempre a disposizione: ognuno doveva fare la sua parte per affrontare l’emergenza. Varese, nell’autunno 2020, ha affrontato un periodo davvero molto duro, siamo stati la provincia più colpita. Ma le nostre aziende ospedaliere hanno retto, il personale ospedaliero ha fatto un’impresa incredibile, il territorio ha fatto rete, il terzo settore ha dato un supporto determinante anche con la campagna vaccinale che è seguita subito dopo. Abbiamo attivato hub massivi per dare risposte adeguate in tempi stretti, attivando sedi nei diversi territori, con la collaborazione dei sindaci. Un gioco di squadra enorme che ha visto tutti remare nella stessa direzione».

Passata l’emergenza oggi la sfida è quella di costruire una rete sanitaria efficace e solida. Un’altra impresa difficilissima visti i tempi complessi per mancanza di personale

Oggi abbiamo posto la massima attenzione su pronto soccorso e liste di attesa. Poi c’è la costruzione della rete territoriale: ci sono molte progettualità aperte. Con i medici di medicina generale abbiamo avviato una serie di iniziative a supporto. Nel territorio di Ats Insubria si sono costituite 192 medicine di gruppo che andiamo a sostenere con un finanziamento di 10 milioni di euro per il personale di studio, così da alleggerirli nelle incombenze burocratiche. C’è poi un investimento sugli infermieri di famiglia e di comunità che sta già dando risultati concreti. Pensiamo, inoltre,  a quanto è stato messo in campo per gli ospedali di questo territorio: dal progetto dell’ospedale unico di Busto e Gallarate, al terzo lotto del Del Ponte, all’investimento per il presidio di Cuasso. E, ancora, il potenziamento degli ospedali più periferici come Cittiglio o Angera, Luino o Tradate, mentre sul Circolo di Varese segnalo la sala ibrida, un investimento di alta tecnologia. Per Gallarate e Busto penso alla riqualificazione degli attuali presidi, che potranno avere una nuova vocazione socio assistenziale.  Questi non sono solo progetti ma impegni concreti: poi, lo sappiamo, facciamo i conti con una grave crisi che coinvolge il personale sanitario, crisi aggravata ulteriormente nelle nostre zone di confine. Per questo io sostengo la necessità di adottare politiche di incentivi per chi lavora nelle nostre aree di confine. Stiamo lavorando con il Governo per risolvere questo problema e trovare delle modalità premianti che inducano il personale a rimanere in Italia. 

E sui medici a gettone che posizione ha?

È un errore clamoroso che deve essere normato dallo Stato. Non possiamo ammettere il subappalto del lavoro pubblico a cooperative strapagate.  Dobbiamo invece investire sul personale, medici e infermieri , che lavorano nelle corsie degli ospedali. Questa è un’anomalia che la legge nazionale concede per evitare l’interruzione di pubblico servizio in quei reparti che non hanno personale. È un’anomalia che va modificata quanto prima e anche a livello centrale c’è la volontà di intervenire. 

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Passiamo al Varesotto alle sue ricchezze, alle vocazioni e ai limiti che oggi vediamo.

La nostra è una provincia molto varia:  ci sono un po’ tutte le realtà economiche. Non a caso, è uno dei territori indicati dalla Banca d’Italia come riferimento sull’andamento economico del paese. È, però, variegato e dobbiamo valorizzare le realtà peculiari di ciascuna area che è estesa e ha caratteristiche  anche molto differenti tra di loro. Penso al territorio del Verbano, penso al territorio del Piambello: in alcuni casi la prima in realtà economica è un RSA, quindi tema di tipo socio sanitario e socio assistenziale, in altre sono delle aziende che si sono riconvertite su servizi e tecnologia. Il Covid ha amplificato il cambiamento e oggi produzioni, un tempo delocalizzate, sono tornate a produrre qui. Per esempio, è ripresa la produzione di una certa componentistica che prima era ad esclusivo appannaggio della Cina. C’è poi un tema di infrastrutture su cui avviare un ragionamento: penso a un collegamento più veloce e più semplice tra Milano e Varese, poi c’è l’importante capitolo dell’AlpTransit. C’è quindi una questione di mobilità sia delle persone che delle merci su cui intervenire, tema collegato anche allo sviluppo di Malpensa, uno dei più grandi aeroporti logistici d’Europa. Mettere a sistema tutta la rete è un obiettivo strategico.

E nel campo dell’ambiente, quali le priorità?

Oggi beneficiamo dei risultati di una sfida che io avevo lanciato già nel 2018 durante il mio mandato come consigliere comunale e riguardava il risanamento del lago di Varese. Un mio emendamento che destinava 5 milioni di euro ha dato il via a un progetto più ampio, di livello regionale. Oggi possiamo toccare con mano i risultati raggiunti da un ottimo lavoro di squadra fatto dal Presidente Fontana e dall’assessore all’Ambiente Raffaello Cattaneo e tutti i componenti dell’accordo quadro. Ora, però, si profila un nuovo traguardo altrettanto ambizioso che sono le Olimpiadi di Milano Cortina 2026. Una sfida che dovrà vedere le diverse realtà e associazioni sportive del territorio fare sistema per creare un’offerta importante.

Qual è, secondo lei, il punto di forza della nostra provincia?

È un territorio dove si vive bene. Indicato per le famiglie, per far crescere i figli. Un tempo si diceva che i giovani se ne andavano perché il Varesotto offriva poco. Oggi non è più così e lo dimostra lo sforzo di tanti amministratori che investono energie e risorse per rendere sempre più attrattiva la nostra provincia. Oggi le occasioni ci sono e l’università è un valore aggiunto per far crescere ulteriormente le occasioni e le opportunità. Io ritengo che l’ateneo sia una risorsa e per questo debba inserire al suo interno anche l’azienda ospedaliera Asst Valle Olona. Gli stabili lasciati liberi, dopo la realizzazione dell’ospedale unico a Busto e Gallarate, offrirebbero grandi potenzialità per sviluppare ulteriormente le attività accademiche.